lunedì 15 giugno 2009

Giovani ed obesità: Intervista a Emanuel Mian

Ragazzi ed adolescenti sempre più a rischio obesità. Un ragazzo su tre si rivela in soprappeso e il problema riguarda maggiormente le giovani adolescenti.
Poca attenzione delle persone al problema che, spesso non si rendono conto di quanto il fenomeno sia diffuso e di come lo vivono le persone che devono combatterci. Spesso, troppo superficialmente, si liquida l’obesità classificandola come un problema genetico od ereditario, ma in realtà essa, più di frequente, si manifesta indipendentemente dalla genetica. Di certo questa patologia è molto dura da combattere ed ha una potente influenza psicologica, specialmente quando essa riguarda i giovani, come nei casi che stiamo analizzando. In questo mondo di apparenza, infatti, il non essere magri e avvenenti può dare luce ad un rapporto sbagliato e regolato con il cibo che può portare anche ad Anoressia, bulimia e patologie affini. Per questo, i primi a dover alzare la guardia sono i genitori che devono capire che l’obesità è un “vero” problema per il figlio che può portare a danni fisici (problemi di cuore, di circolazione, patologie allo stomaco, ecc) e psicologici ben gravi da risolvere. Per comprendere meglio la situazione e scoprire le cause dell’obesità, abbiamo richiesto l’intervento dello psicologo Emanuel Mian che si occupa quotidianamente dei disturbi del comportamento legati all’alimentazione.

Dottor Mian da recenti studi è emerso che i ragazzi sono sempre più a rischio obesità: da cosa dipende?
In generale l’adolescenza e’ un periodo molto particolare della nostra vita, in cui avvengono grandi cambiamenti non solo nel corpo ma anche nella gestione del rapporto con gli altri. Tale rapporto viene mediato fortemente dallla nostra immagine corporea, dall’immagine mentale cioe’ del nostro “apparire”.
Questo influisce indubbiamente anche sul comportamento verso il cibo e sulle abitudini che divengono lo “stile di vita” (compreso il praticare o meno uno sport o avere uno stile di vita attivo) .
In alcuni contesti familiari inoltre il cibo viene usato come “mediatore comunicativo”, cioe’ sostituisce il “ti voglio bene” (alcuni genitori spingono fortemente i figli a mangiare per dimostrare il proprio affetto) innescando cosi’ un meccanismo che puo’ portare da adulti a ricercare il cibo come fosse una “carezza”. La presenza poi di comportamenti alimentari disfunzionali (mangiare troppo, mettersi a digiuno o a dieta rigida) operati dai famigliari (mamma o papa’ principalmente, e poi anche dai fratelli o sorelle) puoì comportare un apprendimento di stili di vita non corretti rappresentando un fattore di rischio ambientale per l’insorgenza dell’obesita’.
Non da ultimo, e’ bene sottolineare che gli adolescenti vivono il “2000” e non sono passati da anni come gli anni 80 e 90 in cui il fitness aveva dato la possibilita’ a molti di costruire il proprio corpo, in maniera “quasi” naturale. Ai giorni nostri ormai, gli ideali di bellezza sono diventati via via sempre piu’ difficilmente raggiungibili. Le immagini dei giornali infatti nascondono gli interventi di chirurgia plastica ed i fotoritocchi che portano i cosiddetti “VIP” ad essere sempre in forma smagliante. Questo aumenta l’insoddisfazione verso il proprio corpo e soprattutto a non riconoscere quando si e’ raggiunto un peso adeguato.
Quanto detto mira a definire che l’obesita’ e’ quindi data diversi fattori ed e’ quindi multideterminata. Ricordo che i pazienti obesi che personalmente incontro sono principalmente ricollegabili a problematiche di alimentazione incontrollata o iperfagia, e non a disfunzioni endocrine o genetiche. Molti purtroppo giungono alla mia osservazione dopo essersi sottoposti a numerose diete solitamente “fai-da te”. Questo ha fatto si che ogni kg perso portasse nel tempo ad aggiungerne altri 2 se non 3 nel medio periodo in quanto non veniva trattato il disagio che portava all’utilizzo del cibo in maniera disfunzionale.


Dottor Mian Lei è uno psicologo che si occupa quotidianamente di disturbi del comportamento alimentare, come spiega il fatto che un gran numero di adolescenti, sia maschi che femmine tendono ad ingrassare? E' solo un problema di alimentazione?
L’obesità ed il sovrappeso, condizioni caratterizzate da una eccedenza del peso corporeo per aumento del tessuto adiposo, “pesano” sull’ Italia con il 33% dei maggiorenni italiani in sovrappeso ed il 9% obeso. Per quanto riguarda l’Europa ed i minorenni, 14 milioni sono sovrappeso solo in Europa di cui il 2% “seriamente obesi” (280.000, lo saranno anche da adulti) ed il 3% ha un disturbo del comportamento alimentare con ulteriori problematiche psichiatriche certe. Il problema dell'obesità interessa oltre il 20% dei ragazzi .tra 13 e 17 anni. Non e’ unicamente un problema di alimentazione. Il “quanto e cosa” mangiano questi ragazzi e’ solo la punta dell’iceberg di un disagio che dovrebbe essere indagato piu’ a fondo.Purtroppo non e’ operando unicamente un rigore sull’introito calorico e qualitativo dei cibi che si supera il problema “peso”, anzi. Questo darsi delle ferree regole alimentari, spesso perche’ si segue una dieta letta sul giornale puo’ portare nella spirale delle continue diete/digiuni ed abbuffate ed il conseguente aumento di peso e disregolazione dei normali meccanismi corporei. Penso che una percentuale elevata dei giovani che lottano con il peso, in realta’ stiano fronteggiando il desiderio di essere apprezzati e di poter controllare il proprio corpo nella speranza che partendo da questo si risolvano tutte le altre cose. Non sempre e’ cosi’.Vi sono poi anche fattori relativi alla storia personale di questi ragazzi. Numerosi infatti sono coloro che vengono derisi da piccoli a causa del loro peso, e sono pochi coloro che reagiscono in maniera attiva. Purtroppo, molti rimangono ancorati a questo pregiudizio operato dagli altri e continuano a mangiare ed a guadagnare peso in una “profezia che si autoavvera”.

Quali sono i fattori psicologici che inducono i ragazzi ad un'alimentazione disordinata?
Non vi sono solo fattori ambientali a concorrere all’instaurarsi di una alimentazione disordinata ma anche fattori psicologici quali una scarsa tolleranza alle emozioni ed alle frustrazioni, una estrrema difficolta’ ad accettare i fallimenti amplificando gli errori e minimizzando i propri successi. Questo fa in modo che l’autostima sia perennemente bassa e molto legata al peso. Cioe’ se scende il peso l’autostima sale e viceversa. E’ stato riscontrata inoltre anche una scarsa progettualita’ individuale nei soggetti con una alimentazione disordinata, ed in particolare, una errata gestione del problem solving e del problem setting, cioe’ di risolvere e di analizzare i problemi che la vita ci pone davanti. Per quanto riguarda il binge eating disorder cioe’ la sindrome da alimentazione incontrollata, da un punto di vista psicologico presentano ansia con elevata vulnerabilità interpersonale oltre ad una impulsivita’ che, spesso, non si è in grado di controllare, o si ritiene di non poter riuscire a controllare con difficoltà a gestire gli stati d'animo o a esprimere/manifestare le proprie emozioni (compresa la rabbia) Il modo di mangiare ed il peso interferiscno nei rapporti con gli alltri, nel lavoro e nella possibilità di sentirsi contenti di sè. Inoltre questi soggetti hanno una maggiore possibilità di andare incontro a: depressione, abuso di sostanze e disturbi della personalità. Sono presenti inoltre, a livello comportamentale, una aspirazione a elevati standard di perfezione nella dieta e continua lotta per evitare episodi in cui ci si alimenta con cibi considerati “pericolosi” perche’ ipercalorici.
Il problema, nella sua esperienza, riguarda più le ragazze od i ragazzi?
Mentre per quanto riguarda gli altri disturbi alimentari (anoressia e bulimia nervosa) vi e’ una preponderanza di casi di sesso femminile, per la sindrome da alimentazione incontrollata, i casi che maggiormente vediamo collegati ad un marcato sovrappeso ed all’obesita’, il rapporto e’ solitamente di 2 a 3. Vale a dire che ogni 2 maschi incontriamo 3 donne che ne soffrono.


Quali sono i principali interventi per la prevenzione dell'obesità e come si possono sensibilizzare i ragazzi?


Da molti anni mi occupo di ricerca e prevenzione fra gli adolescenti nel loro ambiente piu’ comune: la scuola. Secondo la mia opinione non c’e’ ancora una seria presa di posizione da parte delle istituzioni e quando abbiamo operato, con studi in cui abbiamo seguito le classi di ragazze e ragazzi prima e dopo il nostro intervento, lo abbiamo fatto nelle scuole che erano maggiormente sensibili a tali problematiche. Lo scopo dei nostri progetti non verteva unicamente ad approfondire le conoscenze in merito ai DCA ma soprattutto a favorire il raggiungimento di una immagine corporea positiva negli adolescenti e nel contempo monitorare comportamenti alimentari a rischio fra i giovani. Cio’ che ha reso il nostro preciso modo di operare anche un modello per altri stati europei è che il nostro progetto mira a fornire ai giovani strumenti per rafforzare l’autostima e sviluppare il problem-solving. Inoltre e’ importante fare cio’ attraverso una piena accettazione della propria immagine corporea educando verso uno stile di vita sano ed attivo e stimolare una critica obiettiva dell’informazione veicolata dai media che impone canoni di bellezza difficilmente raggiungibili e pertanto frustranti.


Secondo lei, la scuola la famiglia e le altre agenzie educative che ruolo hanno nell'educazione alimentare dei ragazzi?
Come detto prima essi sono i luoghi d’elezione per iniziare a parlare di cibo e corpo. Le modalita’ devono pero’ essere diverse e non possono non tenere conto dell’eta’ dei soggetti e degli stili comunicativi preferiti dai giovani d’oggi: veloci e continuamente stimolanti. Ad esempio le lezioni psicoeducative non devono essere percepite come tali e devono fare largo uso di supporti multimediali ed interattivi per raggiungere l’obiettivo.
Piu’ pratica (noi usiamo molto le simulazioni in classe e l’uso estensivo di nuove tecnologie) e meno teoria, per comunicare “da pari” con gli adolescenti.

Che rapporto c'è tra psiche e corpo?
C’e’ una interdipendenza di cui ormai la scienza deve tenere conto. Ma e’ argomento troppo vasto per trattarlo ora, sebbene sia una domanda davvero interessante.

Esiste un'obesità da stress?
Certo che si. Alcuni modelli animali ci dimostrano che in situazioni di pericolo o di forte stress (alte temperature, vibrazioni poste al di sotto delle gabbie dove vengono tenuti glia, scarso spazio) impongono all’animale di alimentarsi in maniera veloce, con bocconi piu’ grandi. Tutti noi sperimentiamo di mangiare piu’ velocemente e magari di piu’ (talvolta anche di meno, ad esempio quando subiamo la perdita di una persona cara o abbiamo litigi con il/la partner) quando ci accade qualcosa di spiacevole. Se cio’ si protrae nel tempo e diviene un automatismo, ecco che l’aumento di peso potrebbe essere difficile da arrestare se non si interviene anche valutando le cause psicologiche di questo disagio.

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