lunedì 15 giugno 2009

INCHIESTA BEIKE EUROPE NUOVI SVILUPPI

Continua la megainchiesta Beike Europe, abilmente condotta dalla scrittrice triestina Cinzia Lacalamita e da Maria Strada. Ecco un'altra rovente testimonianza che mette in luce gli inganni dell'Azienda.
Francesco Zinno - docente di Immunoematologia nel corso di Laurea in Biotecnologie Mediche dell'Università Tor Vergata di Roma e responsabile del laboratorio di manipolazione cellulare di un importante ospedale romano - ha accettato di rispondere ad alcune domande relative alle cliniche orientali dove i pazienti vengono trattati con staminali.
Professor Zinno, le risulta che gli scienziati della Beike Biotechnology abbiano pubblicato articoli di rilevanza scientifica in merito ai trattamenti con staminali?
Non si conoscono i nomi di nessuno dei medici e biologi delle varie equipe. L’unico citato sul sito della Beike è il prof. Sean Hu: facendo una ricerca sul sito PubMed, non mi risulta abbia pubblicato nulla sull’argomento.
Il Vicepresidente di Beike Europe, Andrea Mazzoleni, in svariati forum afferma che l’azienda è stata presa in considerazione, in termini lusinghieri, anche in un articolo di Nature. Può dirci qualcosa a riguardo?
Innanzitutto non si tratta di un articolo scientifico in senso stretto, bensì di un articolo di economia sanitaria, dove, tra l’altro, la Beike viene citata, ma non come esempio particolarmente positivo: nel relativo trafiletto si legge, infatti, che sono “messe nel calderone” troppe patologie differenti fra loro e i risultati sono difficilmente valutabili. ("The lack of a clinical data requirement for such procedures makes it difficult to evaluate their efficacy objectively”).
Tanto Mazzoleni quanto Gianni Demarin, Direttore di Beike Europe, hanno rilasciato numerose interviste durante le quali spiegano cosa sono le staminali e perché vanno utilizzate: nessuno dei due è un medico. Secondo lei, è lecito questo tipo di comportamento?
Sono oltre 15 anni che mi occupo di cellule staminali ed ho ancora difficoltà a spiegare cosa siano ai miei studenti e a chiunque voglia avere delucidazioni, figuriamoci chi di cellule staminali ne ha sentito parlare, probabilmente, solo sul web.
Gianni Demarin afferma che la Beike Europe rappresenta da un lato un problema per le industrie farmaceutiche, dall’altro un problema per i medici occidentali che non vogliono accettare un protocollo orientale. È verosimile pensare che abbia ragione?
Non vedo quali potrebbero essere i problemi verso cui andrebbero incontro le industrie farmaceutiche, considerando che, in molte patologie citate da questi signori, le cure farmacologiche sono spesso anch’esse in fase di sperimentazione, mentre le terapie di supporto (come ad esempio la fisioterapia), dopo le supposte cure eseguite dalla Beike, non verrebbero eliminate ma sarebbero parte integrante del prosieguo delle stesse.
Inoltre, queste malattie, seppur relativamente frequenti, non rappresentano un target di molte aziende farmaceutiche, in quanto l’incidenza non è elevata (considerando il business rappresentato da patologie come le cardiopatie, il diabete, ecc.) e l’aspettativa di vita, purtroppo, non è lunghissima.
Riguardo la non accettazione di protocolli provenienti dall’oriente, nell’ambito dell’ematologia, è stato “esportato” in tutto il mondo, proprio dalla Cina, un protocollo per il trapianto di cellule staminali fra soggetti non-compatibili, detto aploidentico e molte pubblicazioni di scienziati cinesi sono pubblicate su importanti riviste.
Qual è la sua opinione in merito alle testimonianze, presenti sul sito di Beike Europe, di ex pazienti che “a voce” dichiarano di aver ottenuto eclatanti miglioramenti?
A costo di sembrare impopolare, le testimonianze dei pazienti, se di pazienti si tratta, non sono derimenti, ovvero non portano ad una soluzione, se non supportate da dati e, soprattutto, da un follow up significativo.
Da medico e ricercatore quale è, ritiene che le persone che si sottopongono ai trattamenti con staminali in Cina, corrano dei rischi?
Non si conoscono nel dettaglio i rischi reali, in quanto, da questa struttura non ci giunge nessun dato, sia esso positivo o negativo. Non sappiamo da quali donatori queste cellule, che vengono definite da cordone ombelicale, provengano: a tal proposito, ho fortissimi dubbi, in quanto le cellule staminali “mesenchimali”, presenti nel cordone ombelicale, sono presenti in quantità ridottissime ed io stesso, grazie all’indispensabile aiuto delle mie collaboratrici – tutte donne, ci tengo a sottolinearlo – sto cercando, da anni, un modo per “espanderle” con risultati buoni ma non soddisfacenti e, di certo, non ancora utilizzabili ai fini clinici, soprattutto nell’ambito delle malattie neurologiche. Non si conoscono, inoltre, le procedure per mezzo delle quali i concentrati cellulari vengono preparati; non si ha notizia di quali siano stati fino ad ora gli eventi avversi (non esiste terapia che non presenti episodi non graditi, soprattutto nelle prime fasi dell’uso clinico, dall’assunzione dell’aspirina al trapianto di pancreas) e l’assenza di comunicazioni, a mio modo di vedere, potrebbe mascherare qualche impedimento.
Considerando, poi, che non è stato reso pubblico nessun follow up, non sappiamo se queste cellule, a distanza di tempo, possano portare a degenerazione dei tessuti, come d’altro canto, è avvenuto in altre situazioni.
Aggiungo che, una frase sul sito della Beike mi ha colpito: “Ferma restando la qualità altissima delle cure che riceverete e la pulizia assoluta dell’ospedale (non dimenticate che gli ospedali asiatici sono strutture moderne e tecnologicamente molto avanzate, apprezzate da chiunque sia stato suo ospite), dal punto di vista del servizio non dovete aspettarvi standard europei, ma sapervi adattare a quelli locali”. Che significa ciò?Gli scienziati occidentali fanno ricerca adoperando come cavie gli animali. È plausibile pensare che in Cina si adoperino direttamente gli esseri umani? Quale è il suo parere?La Cina esclude la terapia cellulare dall’obbligo delle varie fasi sperimentali – come citato nel famoso articolo di “Nature” – solo perché la considera “opera biotecnologica”, mentre, anche in quel paese, altre tipologie di sperimentazioni devono passare i rigidi, e giusti, schemi previsti da una seria condotta sperimentale, la quale, ripeto, non può escludere la “validazione dei dati”; se dati su uno step, come ad esempio la sperimentazione sull’animale, non ne esistono, come è possibile pensare di passare ad uno step successivo? Mi viene il dubbio che sia stato scelto questo paese proprio per la sua particolare legislatura in materia di terapia cellulare nel proporre queste pseudo-innovazioni.

1 commento:

  1. Totalmente smentite le illazioni sulla Beike. I risultati nelle ricerche sulle cellule staminali confermati da pareri internazionali.




    http://www.comunicati-stampa.net/com/cs-117369/

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